Berlino...a modo mio
grande era quella di poter vedere la Porta di
Brandeburgo. Sulla piazza antistante, si notava un guazzabuglio di stranezze che la
contraddistinguevano: carrozze trainate da cavalli
o biciclette, una band di musicisti rockettari su un palchetto sistemato in un furgoncino, denominati "Da Las Vegas a Berlino", forse era meglio che rimanessero là. Ma ciò che attirava la curiosità era una coppia di falsi militari, uno bianco con bandiera rossa e uno nero, con bandiera americana, che si mettevano in posa per farsi scattare foto con i turisti, guadagnandosi così il bread quotidiano ed evitando di far parte della"nutrita"schiera di nullafacenti. Onnipresenti i venditori di cappelli,di pelliccia, da ufficiale e maschere antigas, per teste di ogni genere, a breve anche quelle di "cavolo", le medesime di coloro che le indosserebbero, dandosi un tono. Dopo aver ammirato il Rotes Rathaus, il Municipio rosso nel NiKolaiviertel (Quartiere di San Nicola) cosa c'era di meglio se non onorare i robusti piatti della gastronomia tedesca, magari nelle classiche gasthaus,con musica di sottofondo, tovaglie a scacchi, oggetti di ogni genere appesi: waisser, wurstel, crauti e patate. Che atmosfera avvolgente creava la tanta vegetazione di agrifogli, kalankoe, abeti, collocata in ogni angolo per restituire l'atmosfera ispida, ma straordinariamente inebriante della terra che ci ospitava. Fredda e scontrosa come l'aria di quel giovane cameriere biondo "sculettante", dinanzi alla mia esigua mancia, quasi fosse stata una richiesta di risarcimento o, ancora peggio, di una prestazione particolare, contraria alla sua reale natura. La sera successiva, era sabato, nel locale c'era posto solo all'esterno, con copertina rossa a disposizione, lampada alogena accanto e giacca a vento addosso: non so se avessi più apprezzato la scarsa ciotola di goulasch tiepida (esaltata nel menù come molto ricca e piccante) o l'ottima birra fredda.
Impressionante la struttura allestita all'interno che si snoda su più piani come se fosse un vortice metallico da film di fantascienza. Come non pensare alla Gestapo, con gli squallidi ufficetti, tipo quello ricostruito nel piccolo ma denso Museo della DDR, in cui veniva ricordata la vita della Germania del'Est in tutti suoi aspetti della vita quotidiana con oggetti, con i quali era possibile interagire virtualmente.
Tante aspettative anche per la visita al Muro di berlino, l'East Side Gallery, che si presenta come un'interminabile serie di murales, stile sottopassi della metropolitane o del Naviglio della Martesana a Milano. Si tratta sicuramente di prodotti artistici notevoli, ma niente fa pensare ad un reperto archeologico a cielo aperto. Pure in tal caso è scattato però il bussiness con la vendita di "pezzetti" di muro a 3 0 4 euro, come souvenir.
Anche Berlino, come gli altri posti da me visitati, mi piace ricordarla con scatti fotografici ricercati, ottenuti stazionando decine e decine di minuti dinanzi ai monumenti, aspettando che le orde di turisti si disperdano oppure che il vento faccia sventolare la bandiera sul pennone di un edificio. Se ti arrestano, pensavo, vagli a fargli capire al tedesco che volevi fotografare la realtà locale in maniera creativa!Per non parlare poi delle magiche foto scattate dinanzi alle arcate, per mostrare delle vedute paesaggistiche da un'immaginaria finestra antistante, spesso inginocchiandomi per terra. Classico, sentirsi chiedere se stessi bene o avessi bisogno di una mano per rialzarmi.
Ma, riguardando le immagini, quanta poesia, quante emozioni per quegli scatti rubati, e,soprattutto, quanto desiderio di ritornare un giorno, per ripetere quelle dolci parole scritte sul cuore di cioccolato, regalato dalla Compagnia aerea, al termine del volo:"I love Berlin"
Giuseppina Serafino
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