Viaggio nell'arte di Segantini,tra Milano e le Alpi svizzere.

La retrospettiva,
divisa in otto sezioni, ripercorre diverse fasi della vita del pittore con
particolare attenzione agli ultimi anni trascorsi sulle montagne svizzere
dell'Engadina. La montagna è stata per lui fonte d'ispirazione,non come luogo
di isolamento e di arretratezza culturale ma come ambiente di transito, di incontri,
di scambio e condivisione. Il Divisionismo ha rappresentato la forma espressiva
in grado di rendere le sfumature
luminose e cromatiche della vette immacolate, dove il paesaggio assurge a
simbolo, diventando protagonista assoluto.
Giovanni
Segantini, nato ad Arco di Trento nel 1858, arriva nel capoluogo meneghino a 7
anni, se ne andrà nell'autunno 1881, per trasferirsi in Brianza, dove aspira a
un contatto con la natura, rifiutando l'idea metropolitana della vita e dell'arte dei suoi amici scapigliati. Approda poi a Savognino nei Grigioni,
infine in Engadina, dove morirà nel 1899. Gli inizi milanesi, dai toni
dickensiani, sono anni difficili e di miseria: affidato alla tutela di una
sorellastra, pressochè analfabeta e per due anni chiuso al riformatorio
Marchiondi, fino all'apprendistato di bottega e, finalmente, a Brera, dove
riesce ad educare l'innato talento. Milano è stata per Segantini l'incontro con
tutto ciò che agitava il panorama artistico in Europa: con la Scapigliatura,
con il Divisionismo, il Simbolismo, e il Liberty.
Poche le immagini
che raffigurano gli scorci cittadini se non quelle dedicate a "Il coro di
Sant'Antonio" e ai Navigli sotto la neve, suggestivo il dipinto che ritrae
le donne a Ponte San Marco, con una forte intensità cromatica che trasmette una
gioia che pare un inno alla vita. Le tematiche chiave di Segantini vanno dalla
solitudine al cospetto della natura, al parallelo tra quest'ultima e il destino,
al tema della maternità umana e animale. Dipinti da cui scaturisce un respiro
lirico, di matrice biblica e virgiliana. Spesso protagonista è la luce,
calda,un segno tangibile di vita che si contrappone all'ombra della morte, come
in"Ave Maria a trasbordo", dove il vortice delle onde sembra rappresentare
un ripiegamento come un’accorata preghiera, in forma panteistica.


www.mostrasegantini.it
Giuseppina Serafino
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