

Gita sociale di chiusura della stagione escursionistica del
Gruppo milanese “Amici della montagna”.Ancora una volta viene scelta la
località di Teglio, presso il
ristorante“Combolo”,
dove è possibile gustare i piatti tipici
della tradizione valtellinese. Nella seconda metà dell’800 vi sono testi che
parlano dei pizzoccheri, paste grossolane che si cospargono con buttirro e
formaggio, a guisa di tagliatelli, delle quali vanno assai ghiotti i Sondriesi.
Nel 1889 il medico condotto tellino Bartolomeo Besta , parla di un modello di
alimentazione dei produttori agricoli basato sull’autoconsumo dei propri
prodotti. I tre piatti che come ingredienti avevano il grano saraceno erano:…”Tagliatelli,
detti Pizzoccheri, bolliti nell’acqua e poi conditi asciutti con buona dose di
cacio e di burro, la polenta taragna e
gli sciatt o chiscioi”. Il grano saraceno, della famiglia delle poligonacee, è
ormai certo che giungesse dalle regioni siberiane e che abbia raggiunto nel
tardo Medioevo l’Europa. L’ambiente di provenienza è la tipica brughiera
stepposa dell’Europa nord-orientale, in tedesco Heide, per cui Heidekornv
sarebbe il grano della brughiera o della steppa. Heiden è nella lingua tedesca
il pagano, da cui l’Heidenkorn, il grano dei pagani, in perfetta sintonia con
il corrispondente “grano dei Saraceni”, i “non cristiani” per eccellenza dei
tempi medioevali. I pizzoccheri, a poco a poco ,sono divenuti un’emblema
territoriale da salvaguardare, tanto che èstata fondata una Scuola vera e propria l'
Accademia del Pizzocchero di Teglio, nata nel 2002, come si legge nello Statuto: ha lo scopo di
Tutelare, Promuovere e Diffondere il Pizzocchero e, nel contempo, tende a
incoraggiare tutte le iniziative
che valorizzano l’enogastronomia tipica locale. Per festeggiare il
decennio era stato presentato un libro di 312 pagine, 700 fotografie che
documentano trasferte in giro per il mondo, mostre di pregio a Teglio, cene di
beneficenza, incontri tesi a promuovere la ricetta originale del
pizzocchero tellino. Un lavoro molto impegnativo che costituisce una sorta di
memoria storica dell ‘Accademia, guidata dal presidente Rezio DonchiI
pizzoccheri sono tagliatelle larghe
circa 5 centimetri , ottenute da una sfoglia di farina nera e bianca,uniti dopo
5 minuti di cottura , a verze e a
piccoli pezzi di patate a tocchetti. Dopo che sono stati raccolti con una
schiumarola, vengono deposti in una teglia e cosparsi con formaggio grana
grattugiato e
Valtellina Casera Dop a scaglie, su ciò viene versato burro
soffritto con l’aglio, e una spruzzata di pepe. Per fare gli sciatt, si
mescolano i due diversi tipi di farine sopracitate con il sale, aggiungendo
acqua fino ad ottenere un impasto morbido, al quale si unisce bicarbonato, un
pugno di formaggio grattugiato e un bicchierino di grappa. Con un cucchiao si
raccoglie un po’ di impasto, inserendo un dadino di formaggio, e lo si fa
soffriggere in olio bollente. Quindi si scolano gli sciatt e si servono caldi con del cicorino. Assaporando
questi piatti della robusta tradizione agricola valtellinesi ci si sente
proiettati in un sorta di viaggio nel tempo poiché si riscoprono consuetudini e
valori arcaici di un territorio a cui
ci si sente indissolubilmente avvinti. (Giuseppina Serafino)

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