


A Palazzo Reale, fino al 1 febbraio 2015, si può ammirare una grande retrospettiva milanese, con 220
opere di Marc Chagall. Capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo,
quali il Moma, il
Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington,
il Museo Nazionale Russo di S.Pietroburgo, il
ebraica, russa (alla quale attinge attraverso le immagini
religiose delle icone e quelle popolari dei lubok che attraversa) e la cultura
occidentale. Un mondo che è stato definito visionario e onirico, in
cui questo pittore giocoso proietta esperienze personali, emozioni, ricordi
attinti dalle favole di La Fontaine, dal teatro, dalle tradizioni ebraiche, dai
drammi della storia. Chagall ha avuto un
legame strettissimo con la Storia e con quel periodo del Novecento così tragico
per i popoli europei, in particolare per la comunità ebraica. Ma, tuttavia, è
sempre riuscito a mantenere la capacità di credere e di sperare, al di sopra di
tutto, nei valori supremi dell’amore e della poesia .Dal 1907 al 1914, poco più
che ventenne, a Parigi scopre il linguaggio della avanguardie e le rielabora
alla luce delle immagini che gli
provengono dalla tradizione popolare russa. Egli diventa il beniamino di alcuni dei maggiori artisti e
intellettuali contemporanei, fra cui Modigliani, Apollinaire. Ne “Gli Amanti”
si nota un senso di leggerezza dell’essere, una voglia di volare e di sfidare
la forza di gravità, che sono uno degli aspetti dell’esaltazione gioiosa della
passione amorosa. Si tratta di un esempio tipico di Chagall di raccontare le
proprie esperienze emotive tramite immagini oniriche inserite in contesti
reali. Alcuni dei temi fondamentali sono per lui la testa della mucca, il
villaggio, l’albero della vita che dialogano secondo un principio di
associazione di idee e non di realtà. Con la “Nascita” e il “Ritratto del poeta
Mazin” ci troviamo di fronte a due capolavori del primo periodo francese. Tre
fasi della sua complessa produzione
artistica si possono così sintetizzare:
Centre Pompidou.La mostra all’interno di un
rigoroso percorso cronologico, si articola in sezioni, partendo dalle opere
degli esordi, realizzate in Russia;
durante il primo soggiorno francese, e il successivo rientro in Russia, fino al
1921. Con l’autobiografia scritta da Chagall, si aprirà il II periodo del suo
esilio, prima in Francia, e poi negli
anni ’40, a causa del nazismo, in America, dove vivrà la tragedia dell’amatissima
moglie Bella. Con la scelta definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra, Chagall
ritroverà il suo linguaggio poetico più disteso rasserenato dai colori e dall’atmosfera
del Midi, la gioia della meraviglia di fronte alla natura e all’umanità. La sua
è un’originalissima vena artistica, scaturita dall’assimilazione delle tre
culture a cui appartiene:

1908-1914 L’influsso dell’arte russa è ancora forte,
soprattutto nell’opera “L’anello” il cui impianto formale ricorda quello delle
icone, “Il nudo rosso” e “L’autoritratto” annunciano l’avvento delle
avanguardie.
1914-1922 E’ la fase del rientro in Russia. La casa natale,
la famiglia, le presenze di Chagall bambino sono soggetti che compaiono in suoi
dipinti. “Il viaggio a Berlino” e “Ma vie” rappresentano un momento importante
di riflessione su se stesso e sulla propria cultura. Nel biennio che va dal 1914
al ’16 vi sono solo ritratti di ebrei, come “L’ebreo in rosa”.
1923 Il soggiorno in Francia comporta la riscoperta del
paesaggio, della sua luce e della sua vegetazione che riesce a rendere con
grande libertà. Chagall si confronta con pittori della tradizione classica,
soprattutto Rembrandt. Emblematica questa sua citazione che suggella il fertile
percorso creativo da lui perseguito:
“Scorrono gli anni, volano i mesi e i giorni. Ti svegli una
mattina, pare che sia finito un altro anno,
ma è soltanto un nuovo giorno”.
Giuseppina Serafino
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