
Bressanone, Dobbiaco e giù per un percorso in discesa versa la “Regina delle
Dolomiti",
Cortina d’Ampezzo, modaiola e
civettuola. Il tracciato si addentra in un fitto bosco fino a raggiungere la
Chiesa di Ospitale, dedicata al protettore dei viandanti, noi procediamo assorti, ritemprati dal vento
fresco che sembra sospingerci più della pedalata, spesso assistita, dinanzi a vecchie stazioncine, in
oscure gallerie percorse alla cieca e alla “spera indio”, dopo aver immortalato
l’incantevole Crota rossa, da cui sono state disperse le

ceneri del famoso Dino Buzzati
. Da Cimabanche, località di partenza, al confine fra Alto Adige e Veneto, il percorso fin qui è stato di 13 Km circa, ci fermiamo per uno spuntino ristoratore, con un caldo che a Cortina avvertiamo come opprimente, al pari dello sguardo stupito della gente seduta negli eleganti caffè ed alberghi. Si tratta però di una breve

sofferenza perché notiamo il cielo coprirsi di nuvole da cui sopraggiunge una pioggerella breve ma insistente. Riparati sotto la provvidenziale tettoia di una fontana fuori dalla cittadina, ironizzo con i colleghi tedeschi della scelta da me fatta di lasciare sul pullmino il kway perché ritenuto sicuramente non necessario. Lasciando alle spalle la conca ampezzana, la pista ciclabile lambisce il torrente Boite verso sud, fino a San Vito di Cadore, dove il

monte Antelao fronteggia quello del monte Pelmo, osserviamo la maestosità delle Tofane, sfrecciando con la bici in pittoreschi paesini come Vodo, Venas, Valle, Tai, cercando posizioni differenti sul sellino della bici,ormai divenuto una tavoletta di pietra infocata per il protratto contatto su di
esso della nostra parte posteriore.
Cibiana di Cadore ci viene descritta come una rinomata località
celebre per i suoi sessanta murales a cielo

aperto, con artisti che arrivano da
tutto il mondo e per il “
Museo tra le nuvole” di R. Messner. Dopo una quarantina di chilometri , soffermandoci dinanzi ad antiche dogane e suggestivi
Hospitali per i pellegrini, giungiamo a fine giornata, all’agognato
Bike Hotel“Al Pelmo” di Pieve di Cadore”. La serata si conclude in maniera molto conviviale
nel centro benessere fra sauna, musica
soffusa, tagliatelle al capriolo e…prosecco a volontà per diversi giorni la nostra guida
“spirit..uale” che ci sospingeva al pari del vento e ancor più della sopracitata pedalata
elettrica. Pur avendo perso la cognizione del tempo, per il clima vacanziero che cadeva, oltre all’effetto dei fiumi di succo di Bacco degustato, ci accorgiamo che siamo giunti al quarto giorno Al mattino presto ci rechiamo a visitare la Chiesa

di San Dionigi con dipinti di
Tiziano Vecellio e la sua Casa natale, non manca una sosta ad un belvedere
che ci consente di spaziare con lo sguardo avido di suggestioni sull’incantevole panorama. Presto in bike e via verso Belluno lungo il Piave che
un cartello definisce “Il fiume sacro della Patria” e che continuiamo ad
auscultare per sentire se ancora mormora, calmo e placido al nostro passaggio, ma

tace.A
Perarolo ci si
sofferma per
vedere “I giardini della Regina Margherita” e la chiesa di S.
Nicolò , una delle tre più antiche delle Alpi, con una struttura in parte
lignea che sembra essere un capannone
industriale più che un edificio sacro. Lungo il percorso la nostra guida ci
parla del cosiddetto “
albero della bicicletta “ che si trova a Sitran , risalente a circa una settantina
di anni fa quando un signore aveva dimenticato una due ruote appoggiata ad un
ramo di

un castagno che, con il passare del tempo, ha inglobato il mezzo,
ancora visibile, quasi fosse una originale installazione da Salone del Mobile di Milano. Si prosegue verso
Longarone, la cui fiera ospita una Mostra
storica del gelato, la cui

produzione è molto rinomata un queste zone ma, ciò
che ci attira maggiormente è la visita ai luoghi dell’alluvione del Vajont, e
ad un albero secolare, unico sopravvissuto alla strage sopravvenuta. (Giuseppina Serafino)
Prosegue...
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