

Dopo il grande successo
della Madonna di Esterhazy di Raffaello a
Palazzo Marino, prosegue la
collaborazione fra il
Museo di Bellearti di Budapest e il Comune di Milano. In occasione di
Expo, fino al 7 febbraio 2016,
sono presenti 76 opere di grandi autori del passato come Leonardo, Rembrandt, Parmigianino, Annibale Carracci, Van Gogh, Heintz e Schiele. La mostra è prodotta e organizzata da
Palazzo Reale,
Arthemisia Group e 24 Ore Cultura
Gruppo 24 Ore, in collaborazione con il Museo Nazionale Ungherese, ed è curata da Sfefano
Zuffi.Nella prima sala dedicata all’alto Rinascimento italiano, ci sono disegni
di Leonardo da Vinci e un memorabile bronzetto con un cavallo impennato e il
dipinto mitologico di Lorenzo Lotto “Apollo dormiente e le muse”. La seconda
sala è dedicata alla pittura della Serenissima, “La cena di Emmaus” di
Tintoretto troneggia, accanto ai tre ritratti virili dipinti da Tiziano; il
genio solitario di El Greco si distingue
con

“Maddalena Penitente” e San Giacomo Minore. Nella terza sala (il
Rinascimento in Europa) sono messi a confronto dipinti di diverse scuole: fiamminga, italiana e tedesca, a cavallo della riforma luterana. La Salomé di Lukas Cranach il vecchio,
risplende con un fascino

sensuale. Con la quarta sala si entra
nell’arte barocca, in essa spicca “Scena
di Osteria “di un Velazquez sotto l’influsso di Caravaggio, siamo nel 1618
circa. Sono esposte opere di Rubens e di Artemisia Gentileschi, con Giaele e Sisara. Nella quinta sala (arte barocca) si distingue la luminosità
mediterranea di uno stupendo “Villa nella campagna romana” di Claude Lorrain ,“La
coppia di sposi” di Anthony van Dyck e
la “Sacra famiglia” dello spagnolo Murrillo. La sesta sala è dominata da uno spettacolare “Il San Giacomo Maggiore” di Gian Battista Tiepolo ; sono messe a
confronto tre opere di Goya, da ammirare “La chiusa di Dolo” di Canaletto. Il
simbolismo internazionale è il tema conduttore della settima sala, dove si
ammirano diversi simbolisti ungheresi e, per il


simbolismo italiano , Giovanni
Segantini con il bozzetto per “L’angelo della
vita”. Nell’ultima sala (dall’impressionismo alle Avanguardie) spiccano due
tele di grande importanza storica: la “Donna con il ventaglio” di Edouard Manet
(del 1862 )e la meravigliosa Credenza, esemplare natura morta di Paul Cezanne,
affiancano le opere “Tre pescherecci” di Monet, Van Gogh
“Giardino in inverno a Nuenen” e Gauguin “Maiali neri”. Uno straordinario
acquerello di Egon Schiele “Due donne che si abbracciano” chiude il percorso
suggellando cinque secoli di grandiose opere in cui è bello perdersi per
assaporare il magico gusto dell’arte.
Giuseppina Serafino
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