
Presso il
Teatro Franco Parenti di Milano si è tenuto un evento di interessanti
scoperte bibliche, in collaborazione con l’
Ufficio del Turismo israeliano: ”In
cerca del vino del Re Davide”. Karine Bolton, responsabile dei Progetti
internazionali KKL (
Keren Kayemeth LeIsrael), ha introdotto il Presidente KKL
di Milano, Sergio Castelbolognesi, che ha parlato delle attività del sopracitato ente, soffermandosi
sul sostegno alla ricerca all’aiuto ai Paesi in via di
sviluppo per risolvere i loro problemi nutrizionali. Avital Kotzer, Direttore
Generale dell’Ufficio del Turismo, ha ringraziato il KKL per questa
collaborazione e ha raccontato la sua storia e il suo amore per la natura; ha
descritto Israele come una Terra magica, dove si compiono imprese impensabili
come quella di produrre vino in pieno
deserto. Ciò che non tutti sanno è che molti vini prodotti, ogni anno, ricevono
premi internazionali e che anche il cibo ha un sapore speciale, grazie alla
mescolanza delle etnie e ai diversi paesi di provenienza della popolazione
israeliana.


Ha fatto seguito l’intervento
del Professor Elyashiv Drori dell
’Università Ariel che ha effettuato delle ricerche importanti sui vigneti israeliani. Risulta che già dai tempi di Re Davide, circa 3.000 anni fa il vino era molto diffuso e apprezzato; nel VII secolo, i mamelucchi invasero Israele, ne proibirono la produzione e distrussero i vigneti poiché per la religione musulmana è vietato il consumo di alcolici. Da allora, in Israele non fu più prodotto vino sino a quando il barone Rotschild, nel 1870, ne ripristinò l’industria importando nuove e diverse qualità, soprattutto dalla Francia, come il Cabernet Souvignon e il Merlot. Elyashiv Drori ha voluto riportare l’antico vino originario perché finalmente Israele ritrovasse il suo prodotto locale, mentre fino a quel momento veniva prodotto vino di origine straniera; ha compiuto una ricerca sulla localizzazione delle antiche popolazioni che producevano il vino ed ha cercato le varie specie, sparse per la maggior parte, in aree non coltivate. Il passo successivo della sua ricerca ha portato all’identificazione delle varietà di uva adatte qualitativamente alla produzione del vino biblico, il vero vino originario di Israele. Il professor Ehud Weiss dellaBar Ilan

University, ha spiegato come ha individuato il DNA dagli antichi semi
ritrovati ancora nelle giare, e come si preserva il materiale archeobotanico;
il DNA scoperto era danneggiato ed è stato ricostruito grazie ad apparecchi
scanner 3d utilizzati anche per riconoscere le qualità dell’uva selvatica. Nel
200 a.c., in Babilonia erano presenti due qualità di vino chiamate Gordali e Hardali molto simili a quelle trovate e ottenute oggi: Jamdali e Hamdani
I professori che collaborano a questa ricerca hanno espresso la loro
gratitudine al KKL per aver sostenuto questo progetto e sono orgogliosi di
rafforzare l’identità biblica del vino ottenuto attraverso la documentazione
storica e reperti archeologici da loro recuperati. A suggellare l’incontro è
stato Idor Levinson, proprietario
dell’azienda Recanati che ha iniziato a produrre vino dai vigneti nei pressi di Hebron, e che realizza le qualità Marawi e Hamdani,
fatte degustare ai convenuti.
La lettura del Cantico dei Cantici, a cura degli attori Rosario Lisma e Anna Della Rosa, ha
deliziato con un viaggio nella più alta
forma di poesia intimista. Andrèe Ruth Shammah, “padrona di casa”, ha
ringraziato il KKL per aver sostenuto un progetto così speciale, tanto che ha
voluto mettere a disposizione la location quale suo contributo: "‘""22""Vorrei promuovere questo vino nel mio
teatro è una piccola cosa che possiamo fare stando lontano da Israele, in
difesa di un patrimonio prezioso che è di tutti, così come quando è stata
donata la Torah nel deserto, l’abbiamo conservata e difesa."
Giuseppina Serafino
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