

Mi è capitato di ritornare a Barcellona dopo diverso tempo per riscoprirne la sua identità fra antiche e moderne suggestioni architettoniche. Nelle 14 opere di A. Gaudì è stato bello vedere la
Casa Vicens, ispirata allo stile storicista mudéjar, la
Casa Batllò con la sua inquietante bellezza, il
Palau Guell con i venti camini che costituiscono un giardino di sculture originali, così come quelli trasformati in sculture antropomorfe sul tetto della
CasaMilà, ovvero “La Pedrera “. La sua facciata rappresenta un combattimento simbolico fra S.Giorgio e il drago, dal’alto del terrazzo si intravvede la meravigliosa
Sagrada Familia. Si tratta di una sorta di antro paradisiaco

in cui ci si perde fra i giochi dei colori delle vetrate e quello delle maestose colonne che supportano quella che veniva definita la “Cattedrale dei poveri”poiché era un tempio

espiatorio. Questa opera “Work in progress”, con lavori finanziati grazie a donazioni anonime, avrà 18 torri, la più alta delle quali raggiungerà i 170 metri. Gaudì aveva cominciato solo i quattro campanili della facciata della Nasita, uno straordinario vangelo di pietra e ceramica. Affascinante risulta l’uso delle arti applicate

all’architettura come la battitura del ferro che gli deriva dalla sua origine da artigiani calderai, un esempio è la “Puerta del dragon” del Pabellones
de la Finca Guell ispirata a Gaudì dal Jardin de las
Hesperids. Ma la sua vera fonte di ispirazione è stata la natura, il progetto del
Park Guell rappresenta un tentativo di creare un pregevole complesso urbano nella natura. Fra i nuovi simboli della città vi sono ora : il nuovo museo Disseny Hub Barcelona. I 25.000 mq dell’edificio ospitano quattro musei che già esistevano: il Museo de las Artes Decorativas, quello della Ceramica, il Textil e quello de Artes Graficas per un totale di più di 70.000 oggetti. Una specie di bomboniera da scoprire è la
Casa Amatller, considerato uno degli edifici più

emblematici, benché raramente sia possibile visitarne l’interno. Rivedere

Barcellona vuol dire però esplorare
i vicoli medioevali del Barri Gòtic ,
recarsi nella Catedral e nel suo chiostro pieno di oche, cullati dalla magia delle note dei tanti artisti di strada che creano un’atmosfera di straordinario rapimento. Nella Ribera si va per ammirare la suggestione di gioielli architettonici come l’
Esglèsia de SantaMaria del Mar, dal
Palau de la Musicacatalana e quella che scaturisce dalla visione del Museo Picasso, se si sopravvive alle code di visitatori che lo accerchiano. Una pausa godereccia è d’obbligo

nei vari mercati come quello de la
Boqueria o de Santa Caterina che vantano originali strutture metalliche e coloratissime cibarie esposte con meticolosità ingegneristica. Una passeggiata su La Rambla e in Plaça de Catalunya per immergersi nel ritmo frenetico della folla protesa fra lo shopping e le gioie del

palato della cucina catalana. Un altro luogo accattivante di questa città poliedrica risulta la
Barceloneta, dove si assapora
l’aspetto marittimo del “tempio della movida”

e lo sguardo spazia fra palme gigantesche, distese sabbiose e profumo di pesce o di paella. Ma quello che maggiormente ha creato un senso di incredibile rapimento è stata la spettacolare vista da
Montjuic, prendendo la funicolare e aggirandosi fra i giardini pieni di sculture del
Museu Nacional d’Art de Catalunya. Intenso il senso ci compartecipazione emotiva creata dai preparativi per la faraonica “Cavalcata dei Re Magi” che restituivano un senso di fanciullesca euforia così come quella che ancora adesso sembra riaffiorare allorchè capita di ripensare al meraviglioso viaggio nella ritrovata Barcellona.
Giuseppina Serafino
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