

Si celebrano i dieci
anni di esperienze teatrali presso la
II Casa di Reclusione di Milano- Bollate in
cui opera la
Cooperativa e.s.t.i.a . Essa nasce nel 2003 dall’ esperienza
condotta dall’Associazione Culturale
omonima nelle carceri milanesi e ha come obiettivo ultimo di favorire il reinserimento sociale e
professionale di detenuti ed ex-detenuti. Dal 2014 è membro di In Living Memory-un progetto europeo finanziato sotto il cappello di
Erasmus+, coordinato da
Lieux Fictifs (FR) e sviluppato
insieme a partner francesi, spagnoli, slovacchi e norvegesi. Il fulcro delle attività previste rimane il teatro/danza perché
la produzione teatrale è il risultato di un processo educativo informale che è
parte integrante del percorso di reinserimento sociale. Accanto al teatro la


e.s.t.i.a si adopera per fornire diversi prodotti e
servizi: realizzazione di mobili e manufatti in legno, service audio video,
servizi informatici e la realizzazione e il montaggio di video. Avvalendosi di questa esperienza
professionale svolta dentro il carcere, i soci detenuti acquisiscono una
professionalità specifica spendibile anche al loro rientro nella società
civile. Gli individui, accompagnati in questi anni, appartengono in maniera

preponderante a
categorie in difficoltà, dove il “reato”è spesso sintomo della povertà reale, piuttosto che frutto di un’appartenenza a logiche delinquenziali. Il percorso di teatro/danza individuato da
e.s.t.i.a affianca la pedagogia alla ricerca e alla scoperta di
nuovi linguaggi; si rivolge a chiunque fuori o dentro il carcere senta la
necessità di intraprendere nuovi percorsi di crescita. Capita che detenuti e persone

della società civile si mescolino nella medesima esperienza artistica, e succede che chi ha già scontato
la pena rientri in carcere, spontaneamente, per lavorare con gli ex compagni
di reclusione. Con questo festival, che
prevede spettacoli dal 10 marzo al 13 maggio 2016, si intende ripercorrere il
lungo percorso svolto e gettare un altro ponte fra la realtà dei reclusi e la
società che vive “libera”.
Giuseppina
Serafino
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