Un Natale... davvero. Auguri!
Come ogni anno “ ieri era Pasqua e mò stamo già Natale!” Fervono i preparativi per allestire
sontuosamente le vetrine con alberi
faraonici o luminarie di stampo holliwoodiano, per approntare menù da smaltire
con forzati digiuni o costose palestre. Parafrasando il poeta “Non ho voglia di
tuffarmi in un gomitolo di strade, ho troppa stanchezza sulle spalle”, verrebbe
da dire. Eppure

I
più fortunati, parteciperanno a lauti banchetti, scambiandosi doni, frutto di
estenuanti corse alla ricerca di una soluzione originale che coniughi
aspettative del ricevente e capacità intuitive del donatore, spesso infastidito
dalla difficoltà di sbarazzarsi dell’inutile regalo ricevuto. Quanta amarezza i tanti sguardi sfuggenti
dei silenziosi commensali duranti i
lunghi pranzi
natalizi, assorti nella
gestione della tempesta compulsiva della messaggistica sul proprio cellulare. Che
voglia di ritornare ai tempi del Natale con il suono delle ciaramelle presenti
nelle filastrocche della scuola elementare, a quando bastava la letterina, un pugno di noci e il calore del focolare per
accendere la gioia di un giorno speciale. Un desiderio di semplicità scandito
dalle campane di chiesette sperdute fra i monti a cui i pochi fedeli accorrevano,
percorrendo sentieri impervi per sentirsi parte di quell’evento collettivo che
è la Messa di mezzanotte, fra musiche e canti che riscaldavano il cuore. Camminando infreddoliti sotto il chiarore
delle stelle, come novelli pastori di un rinnovato presepe, dopo giorni di
affanno per preparare con poco, l’intenso sapore di dolci casalinghi o di robuste pietanze che allietassero la
celebrazione di un rassicurante rituale familiare.
Il pensiero corre veloce ai versi del poeta Gozzano, alle antiche locande prive di un
posto per Maria partoriente e alla
fredda mangiatoia che accolse il bimbo nascente. Che dire di quello sguardo sfuggente dato per
le vuote strade delle nostre metropoli ai cosiddetti barboni che giacciono, per
scelta o per necessità, sotto cartoni, su panchine di giardinetti, sotto
portici oscuri, contornati da cumuli di rifiuti, indifferenti agli eccessi
consumistici del popolo cristiano. Il pensiero si rivolge a coloro che si adoperano per alleviare le
sofferenze nelle corsie d’ospedale, a coloro che si rendono utili per servire pasti nelle mense dei poveri, o che prestano
soccorso sui mezzi di pronto intervento,
a chi allieta la giornata di anziani
abbandonati da figli troppo presi dal divertimento in resort caraibici o villaggi esotici. Il dono
più bello forse è soltanto un
tenue sorriso, una dolce carezza su un volto contratto dal dolore o dal pianto. Un tributo proprio a costoro, a chi celebra il proprio freddo Natale
alimentando il calore della speranza di una vita diversa, di un mondo
migliore…di un Natale davvero. Auguri di cuore!

Giuseppina Serafino
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