Salento 365 giorni (II parte)
![]() |
Porto di Otranto |


all’apparenza aspra e inospitale
ma al suo interno pregna di
ammaliante dolcezza. Il cibo si configurava come il nostro elemento

propulsore che, dal pasticciotto a colazione alle puntarelle con alici della
sera, ci sospingeva come novelli esploratori, verso mete ritrovate di una
Puglia gioiosamente cannibalizzata.Enrica ci ha accolti nel suo Bar “Lento” per
descriverci le fasi del progetto di
riqualificazione di un’area degradata, avvalendosi di materiali riciclati o di
recupero per gestire uno spazio che, oltre ad essere una benefica opportunità
di lavoro, costituisce un valido servizio di aggregazione sociale. Da questa
intraprendente ragazza abbiamo gustato liquori biologici alle erbe d’Otranto:
al rosmarino, alla salvia, alla cannella
e peperoncino,inglobando le delizie di un Salento da gustare.

Piacevole
attività che abbiamo abbondantemente praticato presso le Cantine Menhir di Minervino di Lecce, il ristorante “La Ruia de li Travai” di Patù, i “Fornelli di Teresa” di Tricase e il
Food bar” Lemì”, rinomato per l’accostamento di cozze e gin. Una sorta
di sensazione mistica quella trasmessa dalle tante pietanze che abbiamo
assaporato, come quella dei luoghi di
devozione disseminati nei tanti paesini che abbiamo attraversato, con statue
che protendevano le braccia verso il cielo a invocarne la clemenza, forse per il senso di abbandono ingiustamente patito
da questa terra, ricca di fascino
persino nel periodo che prelude al Natale.L’auspicio è quello che molti avvertano il desiderio di accostarsi alle molteplici suggestioni di un Salento scrigno
di tesori di incommensurabile pregio, quasi fosse un ammaliante canto di Sirene
da assaporare, evitando di rimanervene eternamente avvinti.




Giuseppina Serafino
Commenti
Posta un commento