Valgraveglia e la miniera di Gambatesa


Il nome deriva forse dal fatto che i minatori dovevano percorrere dalle 3 alle 5 sei ore al giorno per andare e tornare dalle loro

miniera viene
nazionalizzata e controllata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, con il benvisto sottotenente delle SS Franz Frank ,ma l’attività subisce un rallentamento per carenza di manodopera. Nel 1940 la concessione mineraria viene rilevata dalla Società Anonima Minerari Siderurgica “Ferromin” che introduce fra gli ammodernamenti la perforazione ad umido che favoriva, con l’utilizzo dell’acqua, l’abbattimento delle polveri silicee che causavano l’insorgere di malattie




passato, fatto di lavoro disumano e di degradante sussistenza. Facendo ritorno ci soffermiamo con lo sguardo su borghi caratteristici come Nascio, situato sulle falde del Monte Bianco, alla base di una rocca di diaspro e il suggestivo ponte; Cassagna caratteristico per i suoi archi e bei tetti di ardesia. Ci ripromettiamo di ritornare con l’intento di perlustrare la zona, magari sostando in uno dei numerosi agriturismi che scorgiamo, ma anche per riscoprire testimonianze degli antenati di Giuseppe Garibaldi, il mitico Eroe dei due Mondi, raffigurato in una statua a Conscenti. La bellezza di questi luoghi risiede nella varietà dei paesaggi, dalle viti agli ulivi all’altopiano del Monte Biscia, agli abeti e ai faggi del monte Zatta ma ciò che ci rimarrà impresso sarà sicuramente il mondo sotterraneo inquietante della miniera di Gambatesa, scorcio di un passato che rischia di apparire leggenda.
Giuseppina Serafino
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