Porta Venezia, il mio quartiere trendy
La
rivista Time Out ha inserito “Porta Venezia”, della città di Milano, fra i 40
quartieri più cool al mondo, ponendola al 35 esimo posto. -Con i suoi bastioni,
i palazzi Liberty, valorizzati dai nuovi dehors “liberalizzati” post pandemia,
“ il quartiere più Lgbtq”della città, il Bar Basso con l’invenzione del Negroni
Sbagliato-. Ricordo che avevo 9 anni quando la mia famiglia si trasferì
in Porta Venezia, a Milano dalla più periferica zona di Porta Romana. Ciò che
da subito mi aveva ammaliato era la molteplicità di negozi della caotica, ma
affascinante, corso Buenos Aires. In particolar modo la mitica
pizzeria
Spontini, nella sua storica sede dell’omonima via, che attirava frotte di
golosi con i tranci di pizza filanti, avvolti in cartocci di carta color
pastello fumanti e, la tipica macelleria equina in via
Spallanzani . Un
incantevole luogo della memoria , oltre all’Albergo Diurno di Porta Venezia, era
il Parco Indro Montanelli, grazioso polmone verde a ridosso del centro storico,
che inizialmente ospitava anche lo zoo, con animali di ogni sorta, alcuni dei
quali addestrati a compiere svariate
moine per compiacere i baby visitatori e
quelli che pur non essendolo, si sentivano tali. Il Museo di Storia naturale e il
Planetario in esso presenti, rappresentavano per me l’emblema della cultura
racchiusi in un magico
microcosmo, nel quale ci recavamo la domenica con il vestito “buono”, quasi ci sentissimo
personaggi di stirpe regale che si aggiravano nei giardini del proprio
castello. A distanza di anni comprai la mia casetta in via Melzo, una strada
con case d’epoca le cui uniche attrattive erano la biblioteca, ex Cinema Dumont, collocata in una
bella palazzina liberty, uno stile che
mi affascina nella Casa Galimberti di via Malpighi 3, ricoperta di splendide
decorazioni policrome, e la chiesetta di San Carlo al Lazzaretto, con ricordi
di celebri pestilenze. Altro luogo caratteristico che mi aveva colpito era il
Bar Picchio, proprio
di fianco al mio palazzo, che ha sempre conservato
l’aspetto di uno dei tanti “trani” molto spartani di antico stampo, frequentato
la sera da folle di giovani che staziano dinanzi sorseggiando birrette o
spritz.
Sul lato opposto ha sempre
troneggiato Warsà con specialità
eritree, mentre quelle etiopi erano proprie di Adulis e da Samson; tre locali africani adiacenti ad
una panetteria pugliese che nel periodo natalizio prepara le deliziose cartellate, come nelle
vecchie masserie del Sud. Una specie di ideale connubio fra generazioni e
culture diverse nelle quali ho visto coabitare
personaggi come il poeta Raboni,
il vignettista Forattini ,che incontravo pressoché quotidianamente , per non
parlare dell’istrionico
Cristiano Malgioglio,
in via Sirtori, e dell’attore Gianrico
Tedeschi , in via S.Gregorio. Attualmente la via Melzo
pullula di locali di tendenza attirando vere e proprie folle di
estimatori dell’arte del buon vivere: la panetteria Egalitè che ha preso il
post del celebre Elephant, proprio di fianco alla Bottega Del Pane artistico, con le sculture di pane in vetrina, il
bar “Zoo comunale” al post della mia
tintoria di fiducia, con di fronte i giganteschi tendoni della rinomata
pizzeria Cocciuto. Altro elegante esercizio di ristorazione è “Tosca” con
arredi di grande pregio e piatti della tradizione toscana
che dona un tocco di
classe con la sua illuminazione dai toni caldi ed intensi. Alcuni posti della lista pubblicata da Time out e che ho avuto modo di apprezzare sono : la
bocciofila Morgagni nei giardinetti a poca distanza, in cui si soffermano decine e decine di anziani che trascorrono il
tempo anche giocando a carte e restituendo il sapore di altri tempi in un angolo
di metropoli. Una piacevole scoperta è stata La trattoria Sabbioneda , in via
Tadino, con le sue specialità lombarde, in primis

la cassoeula dal sapore ”spaziale”,
gradevole per il suo ambiente familiare
e per la presenza del mio vicino di casa
(o meglio di porta) cuoco e gestore
Ivano, bizzarro personaggio tatuato, con bandana, che nel tempo libero si
aggira su roboanti Harley Davidson. Un vicino piacevolmente ritrovato , così come i tanti che interagiscono nelle
attive social street “Sei di Porta Venezia” e “ Residenti in via Gb.Morgagni”,
pronti a scambiarsi consigli e mutuo sostegno. Io, durante il lockdown, passeggiando
ossessivamente sul mio terrazzo, planavo con lo sguardo sui tetti
dei tanti abbaini che mi ricordavano la modesta casa della mia infanzia. In
quell’inquietante silenzio, mi
rassicuravano lo sferragliare dei tram sui binari, i rintocchi delle
campane del vicino campanile e l’intenso profumo del pane
caldo che
a notte fonda stava per essere sfornato. Un piccolo mondo in un
fazzoletto di città che fa sentire appagati per le antiche e moderne
suggestioni che riempiono il cuore a coloro che hanno imparato ad amarle.
Mi è piaciuto molto leggere questo tuo articolo inerente ad un quartiere di Milano che magari diamo più per scontato e di cui non avevo mai letto niente!
RispondiEliminaPensa che è considerato uno dei 40 più belli al mondo e io me ne accorgo solo ora delle molteplici opportunità che offre!
EliminaUna zona di Milano che conosco molto bene. Grazie per questo viaggio nella mia Milano!
RispondiEliminaChissà, Claudia, che non ci si possa un giorno incontrare per sorseggiare un buon caffè alla Torrefazione di Corso Buenos Aires o presso Bottonelli in via Omboni!
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