La rassegna delle usanze pasquali non poteva trascurare la
Lucania mia regione d’origine, di cui conservo ancora forte il sentore identitario nei racconti che popolavano la mia infanzia . Molte le feste della Settimana santa, la più spettacolare è la Processione dei
Misteri a
Barile (Potenza).Il Venerdì Santo il corteo si snoda per cinque chilometri, preceduto da centurioni a cavallo
e da tre bambine vestito di bianco (le tre Marie). Seguono poi una ragazza
vestita di
nero con uno stendardo che reca impresso i segni della Passione di Cristo
e 33 fanciulle vestite di nero, simbolo degli anni di Cristo. Vi sono centinaia
di altri personaggi , fra cui Cristo, rappresentato da un giovane digiuno da
diversi giorni per ottenere lo stato di grazia. La Zingara , un chiaro richiamo
alle origini albanesi, è la più bella ragazza del paese, con abito
scintillante e ricoperta dei gioielli
della gente più facoltosa del paese.
Sono molto vivi gli usi dei 5 paesi
detti “Comunità tipiche che sono Barile,
Ginestra e Maschito, nella zona del Vulture,
quasi al confine con la Puglia, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese, nel massiccio del Pollino.
Le comunità “atipiche” sono quelle di Brindisi di Montagna, di Cersosimo, sul
Pollino, di San Chirico Nuovo, un paesino molto interno; poi San Giorgio
Lucano, nella valle dei Sarmento, San Martino d’Agri, nella valle omonima. Sono
dette atipiche queste comunità perché spesso non sono assimilate alla cultura
locale. Nelle cerimonie rituali vengono intonati bellissimi canti albanesi, che
sono nenie struggenti e malinconiche, si
indossano anche
costumi che si
tramandano di madre in figlia. Per quanto riguarda i piatti tipici in occasione
della Pasqua, scarse le possibilità di scelta soprattutto nella cucina contadina che ha saputo amalgamare sapientemente i pochi
elementi di cui disponeva per preparare piatti semplici ma dal sapore intenso.
. La
Basilicata affonda le sue radici in
culture legate alla pastorizia e all’agricoltura e le tradizioni culinarie
risentono l’influenza delle vicine regioni Puglia e
Campania, dalle quali
condivide l’utilizzo di mandorle, miele, sanguinaccio e vino cotto di fichi.
Nei cibi si colgono riferimenti alla rinascita per augurare un buon raccolto e
una fertile produzione animale. Così le uova vengono introdotte in torte dolci
o salate ed utilizzate in diverse
pietanze. Il casatiello napoletano , qui denominato pastizz’viene
preparato con uova, ricotta e salame. Vi sono poi le pupe di diverse forme (bambola, cavallo, borsetta , cestino)
che vengono decorate con uova sode, diavoletti
e regalate ai bambini, esseri umani appena germogliati. La pastiera è una versione povera rispetto a
quella napoletana e pare derivare la sua origine dall’ epoca romana legata alla
conferratio, le nozze durante le quali si scambiavano pani rituali di farro e
ricotta. Gli agnelli e i capretti derivano dal consumo rituale prescritto nell’
Antico Testamento e si collegano alla tradizionale figura di Cristo “agnello di
Dio” del quale,
occorre simbolicamente mangiare il corpo. Lo si cucina in umido
con i funghi carboncelli o al forno con
le patate. Con le sue interiora si preparano involtini legandoli con lo stesso
budello dell’animale insaporendoli con finocchio selvatico e pepe; vengono poi
cotti con rami di alloro dando alla carne un profumo particolare. Tanti modi di
festeggiare che restituiscono il ricordo di antiche consuetudini che si
vorrebbe rinsaldare per mantenere viva l’identità di un territorio e delle genti che lo
abitano.
grazie della tua testimonianza e dei ricordi pugliesi che mi susciti, poiché io sono di Bari. buona Pasqua.
RispondiEliminaMi fa piacere...alla prossima!
EliminaNon sapevo nulla delle tradizioni pasquali lucane, è sempre affascinante scoprire punti di raccordo e differenze tra culture differenti. I canti in albanese devono essere davvero struggenti.
RispondiEliminaPensare ....che molti snobbano questi aspetti antropologici di profondo spessore culturale!
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